Chiusi nelle loro dimore a ritmo di isolamento sociale e segregazione domestica, gli italiani vivono in bilico, tra il sentimento di sospensione e l’ancoraggio famigliare. Nell’immobilismo apparente della quarantena, tuttavia, niente sembra avere l’aspetto di ieri. Come abbiamo già avuto modo di vedere, cambiano le abitudini, cambiano gli affetti, cambia il modo di intendere il lavoro, cambia il modo di pensare al tempo e al domani.
In sostanza, sembra proprio che lo stato di isolamento abbia costituito per molti un momento di profonda riflessione, un vero e proprio giro di boa, un’occasione per ripensare a se stessi e convincersi che esiste un modo diverso di vivere e che si può vivere e si deve vivere diversamente. Per molti questa è una condizione obbligata per una reale ripartenza, per altri l’unico modo per superare l’attuale impasse.

 


 

Come si cambia

Se quello appena descritto è un processo strettamente legato all’individualità, un viaggio che copre gli aspetti più personali di ciascun soggetto, a ben vedere, la quarantena sembra aver smosso anche questioni più profonde che collocano ognuno di noi in una dimensione più collettiva: ad aver subito cambiamenti sostanziali, infatti, sono anche i valori degli italiani. Lo stop forzato comportato dall’ondata virulenta ha avuto l’effetto di costringerci a fare i conti con i nostri sistemi di riferimento, riconsiderare alcune posizioni e raggiungere nuove consapevolezze. La scia pandemica ha reso ineluttabile lo stato di interdipendenza e interconnessione non solo umana, ma anche interspecifica, al di là di ogni confine politico e di ogni bioma. In questo veloce flusso di coscienza, gli italiani trovano dunque il tempo di ripensare ai loro valori di riferimento, riposizionandoli sulla base del vissuto contingente.

 

Sarà un parto per tutti noi, tutti noi nasceremo di nuovo.​

 

Di fatto, queste settimane sembrano aver ridisegnato la mappa dei valori, da due punti di vista: uno riguarda il rimescolamento dell’ordine di importanza attribuito a ciascuna dimensione, l’altro, più profondo, si esplica in una vera e propria riscoperta del sistema valoriale, in cui tutto sembra riacquisire rilevanza e divenire più importante di prima. In positivo, o in negativo.

 

L’unica certezza che io ho, dal mio punto di vista, è che sicuramente tutto cambierà, tutto. Qualunque percezione, qualunque aspetto, qualunque priorità.​

 


I nuovi valori di riferimento

 

E se è fuor di dubbio che ad esserne uscita vincitrice, come sempre, e in modo particolare nella quarantena sia la Famiglia (voto medio di importanza attribuito: 9,3), completamente travolti dall’emergenza sanitaria e dalle curve dei contagi, nel centro del lockdown gli italiani sembrano riscoprire il valore della Scienza (voto medio di importanza attribuito: 9,2), più importante rispetto al periodo pre-Covid per il 59% degli intervistati. I dibattiti mediatici, l’ineluttabilità dei decessi e l’attesa del vaccino salvatore sembrano sensibilizzare in modo profondo il nostro Paese, rendendo evidente il ritardo accumulato negli anni e la necessità di recuperare, partendo, innanzitutto, da un riassetto del Sistema Sanitario. Il tema tocca in modo particolare le aree del Sud e delle Isole, in cui ad attribuire alla Scienza un punteggio di importanza massimo, pari a 10, è circa il 93% dei rispondenti.

E nel disorientamento generale in cui anche le Istituzioni hanno mostrato le loro fragilità, gli italiani non potevano che riscoprire il senso della Solidarietà, che ha recuperato la sua rilevanza per oltre 6 italiani su 10. D’altronde, era difficile attendersi qualcosa di diverso, se pensiamo alle azioni di sensibilizzazione e alla centralità che l’appello al senso civico e alla comunanza di intenti hanno ricoperto in tutte le comunicazioni -anche quelle più istituzionali- veicolate nell’apice della gestione dell’emergenza. Non senza differenze lungo i vari segmenti. A mostrarsi significativamente più propense a comprendere ed accogliere i bisogni degli altri sono senza dubbio le donne, che attribuiscono un voto di importanza a questo aspetto pari a 9,4 versus l’8,8 attribuito dagli uomini.

L’analisi per ampiezza dei centri abitati rileva, invece, un dato contro-intuitivo, in cui in apparenza sembra che quello della solidarietà sia un valore meno condiviso nei piccoli centri (voto medio di importanza attribuito: 8,8), e più presente nelle grandi città (voto medio di importanza attribuito: 9,1). In realtà, è necessario leggere questi dati ponendo sullo sfondo una diversa situazione di partenza: con ogni probabilità, il clima di maggiore vicinanza presente nei piccoli centri abitati rende meno urgente il bisogno dell’altro, perché di fatto, l’altro c’è ed è già vicino. Al contrario, la solitudine delle grandi città, in questa quarantena più che mai, fa riconsiderare gli aspetti più solidali dell’esistenza, rendendo chiara la necessità di maggior sostegno reciproco.

 

Gli altri sono la cosa più bella che ho.​

 

Come è facile attendersi, ad essere stato significativamente rivalutato è anche il senso del Futuro, riposto al centro dal 56% degli intervistati. Un futuro che preoccupa e diviene centrale in modo particolare per i più giovani (voto medio di importanza attribuito: 9,3) e per i precari (voto medio di importanza attribuito: 9,4), che faticano oggi ad immaginarlo e che restano in cerca di risposte. Ma di fatto, del futuro ancora non sembra esserci traccia certa.
E se la Libertà si tinge di rosa (voto medio di importanza attribuito 9,2 vs voto medio di importanza attribuito dagli uomini pari a 8,7), sottolineando ancora una volta in questa ricerca la diversa condizione e il diverso carico sostenuto dalle donne, l’amicizia diviene centrale soprattutto tra quanti stanno vivendo il lockdown da soli (voto medio di importanza attribuito: 9,3).

 

Ho fiducia. Ma poi più che fiducia potrebbe diventare una necessità. E quando diventa una necessità, come diceva De Gregori, le persone sanno benissimo dove andare. ​

 


 

A sinistra: attribuzione generale di importanza a ciascun valore, su una scala da 1 a 10. A destra: cambiamenti percepiti sull’importanza di ciascun aspetto, dopo il Covid. (N. Rispondenti= 1195)


L’approfondimento (dalle interviste)

Le direttrici tematiche di tutti i valori espressi sono tre, e si sviluppano sia nella dimensione individuale che in quella collettiva, sociale.

  1. La prossimità, la vicinanza: è la direttrice che emerge in modo tanto più potente perché è quella negata. Nella dimensione individuale si esprime attraverso i valori della famiglia, dell’amicizia: io sono in quanto sono in relazione con altre persone, quelle con cui condivido i miei momenti importanti (nel bene e nel male). Nella dimensione collettiva questo tema assume connotati ancora più ampi, e diventa solidarietà: ci si sente parte di un tutto, con un’urgenza inedita perché il tutto è percepito in grave pericolo. Gli altri valori che emergono in questa direttrice sono la patria, i confini.
  2. La sicurezza, che individualmente significa salute (salvaguardia della), denaro, fede, quelle cose cioè che garantiscono a ciascuno di (poter continuare a) muoversi nel mondo. La presenza di questi valori garantisce anche la collettività, il cui benessere è direttamente proporzionale al benessere dei singoli.
  3. L’efficacia, la funzionalità: è il tema più razionale, quello più controllabile, la cui realizzazione è affidata alla volontà delle persone. Il mondo che verrà – perché sarà un mondo nuovo – funzionerà a patto che si faccia attenzione a questi valori: la scienza, la natura, la scuola, la libertà.

In termini di rilevanza, le tre direttrici tematiche si muovono insieme, lasciando più spazio a un incremento della loro importanza più che a una diminuzione: in altre parole, i valori da cui sono espresse sono così importanti che, in un momento di crisi come questo, non possono che diventare ancora più forti di prima. Vediamo come sono stati raccontati, nelle interviste, alcuni di questi valori.

 

La Libertà

 

Chiedi a qualcuno chiuso in casa da qualche settimana quanto è importante il valore della libertà e lui ti risponderà che è fondamentale. Perché la libertà, in questo momento, è esattamente quello che manca, a un livello molto di base: uscire di casa, vedere persone, godersi le belle giornate. Eppure lo stadio successivo è molto più profondo. Stare chiusi in casa non è di per sé una limitazione della libertà, perché è qualcosa che si fa in nome di un’esigenza più alta: ancora il senso del dovere, l’adattamento in nome del “far funzionare” le cose, di cui si parlava nella scorsa analisi

 

Io mi sento libera perché sto facendo il mio dovere di cittadina, e questo mi proietta ancora più velocemente in quella che sarà la libertà del domani.​

 

Uno spazio a sé è quello che riguarda sempre il momento specifico, ma relativamente al controllo esterno dei movimenti dei cittadini. Un’app che ci segue e che traccia i nostri movimenti può essere considerata lesiva della libertà? Di certo ci pone delle questioni importanti, che in realtà negli ultimi anni sono state centrali per tutto il dibattito sui social network e sul conferimento di dati personali a enti terzi. Qual è il legame tra privacy e libertà? Difficile dirlo, se una (parziale e, si spera, temporanea) cessione di dati personali è finalizzata, anche qua, a un bene superiore.

In un certo senso, questa particolare situazione di limitazione della libertà ha portato le persone a relativizzare il valore stesso di libertà. Che può vivere, in questo preciso momento storico, solo come libertà mentale, come consapevolezza di sé e del ruolo che ciascuno ha all’interno di una collettività.

 

Ecco se qualcuno mi dicesse: non devi leggere quei libri, non devi vedere quella cosa lì, non devi pensare questo, io mi sentirei tolta la mia libertà.

 

La Patria

Mentre i flashmob pomeridiani in cui si canta sui balconi volgono al termine, la parola Patria si spoglia di tutte le implicazioni politicamente schierate degli ultimi anni e acquisisce un senso completamente diverso.

La Patria non è lo Stato, siamo noi​

 

È qualcosa in cui riconoscersi, cultura, carattere. Di cui si riconoscono i limiti: e infatti non c’è giudizio nel modo con cui se ne parla, ma calore, senso di unità, di appartenenza, calore. Un universo condiviso pieno di contraddizioni che però in questo momento ci rappresenta tutti e ci emoziona, ci fa sentire orgogliosi. Emerge il tema delle divisioni, naturalmente, ma in questo momento così particolare ci si può passare sopra: in fondo l’Italia è così, tanto meglio accettarlo.

La Scuola

Al centro del dibattito, soprattutto per le famiglie, la scuola come valore offre l’occasione di riflessioni a più livelli. C’è quello legato all’esperienza all’interno della famiglia, che vede i genitori diventati docenti e i ragazzi privati dei loro spazi innanzitutto di socialità; c’è quello legato alla scuola del qui e ora, quella che si reinventa in un paio di settimane; c’è infine quello macro, della Scuola come espressione del valore più generale dell’istruzione e della cultura.
Il primo livello è quello su cui si concentrano le famiglie con bambini e ragazzi più giovani, da seguire nell’avventura della famigerata Didattica a Distanza. L’ottica della famiglia tende a dare alla scuola un valore relativo, non tanto perché non ci si creda, quanto perché, in questo momento particolare, l’eccessiva preoccupazione su questo tema ha il sapore dell’accanimento. Si sciolgono un po’ le briglie e si accetta di portarsi dietro qualche lacuna, che potrà essere agevolmente recuperata con il nuovo anno scolastico: l’alternativa è rendere ancora più difficile la vita a ragazzi che hanno già visto stravolgersi la vita e che in fondo meritano un po’ di tregua.

 

Non penso che i miei figli diventeranno degli asini perché hanno perso tre mesi di scuola.​

 

Quando la prospettiva si allarga, la Scuola diventa l’istituzione da sempre uguale a se stessa, che non è stata in grado – fino a due mesi fa – di mettersi al passo con i tempi, rimanendo in un bozzolo completamente slegato dalla realtà – in particolare dalla realtà vissuta dai ragazzi appena fuori dai suoi muri. Questa scuola, che oggi si è dimostrata in grado di reinventarsi completamente, è un valore positivo. Con tutti i limiti del caso.

 

La scuola mi commuove. Vedo una scuola pubblica che, sulla base di un esercizio prevalentemente volontaristico, del tutto priva di strumenti e attrezzature e di preparazione personale, insegnanti e presidi si sono reinventati e stanno cercando di dare risposte. A volte in maniera un po’ caotica, a volte facendo degli errori, però non stanno mollando i ragazzi.​

 

Infine, c’è il valore più alto, il sapere che rende uomini liberi e che negli anni è stato bistrattato. Questa è una scuola che dovrebbe riprendersi spazi importanti in seno alla politica, innanzitutto, poiché strumento fondamentale per la crescita dell’essere umano.

Ora ci rendiamo conto che abbiamo dato poca importanza allo studio. È un periodo in cui chi ha studiato se ne deve quasi vergognare […] Potrebbe essere un’opportunità perché adesso per esempio abbiamo bisogno di persone competenti che ci salvino la vita.

 

I Confini (e la Globalizzazione)

Il concetto di confine vive di grandi contraddizioni: da una parte c’è Shengen – e in generale la possibilità di muoversi liberamente per il pianeta – e dall’altra i nazionalismi; da una parte la globalizzazione, che ha reso tutti interdipendenti, dall’altra l’autarchia alla quale gli Stati sembrano ambire nel momento in cui la pandemia imperversa; da una parte c’è il virus, che dei confini si è bellamente infischiato, dall’altra i sistemi sanitari, che hanno reagito ciascuno per come ha creduto opportuno. Il confine è anche la casa, la città, la regione. In un mondo che si era abituato a vivere senza passaporto.

 

Dove non sono riusciti i sovranisti forse riuscirà il virus, nel mettere paura alla gente. Eppure questo è un virus antisovranista per come si è manifestato, ha saltato tutti i confini, a dimostrarci che siamo tutti insieme.

 

È sempre la dialettica dentro/fuori, esasperata dalle dimensioni e dalle implicazioni. Solo che il dentro non è necessariamente lo spazio della sicurezza, e il fuori è lo spazio dei leoni. Ma come, non ci avevano raccontato che siamo cittadini del mondo?

Mi sento proprio a disagio all’idea che la gente non può entrare né uscire da un posto mi fa molto strano​

L’altra faccia del confine è la globalizzazione. Che significa condividere tutto, ma anche far passare tutto: non solo le merci ma anche la plastica da un mare all’altro, non solo i capitali ma anche i virus. O IL virus.

 

La globalizzazione è la condivisione di tutto, anche i virus. Non è solo un giochetto economico su cui poi i grandi del mondo litigano come bambini, è un concetto un pochino più alto.​

 


 

Mappa dei valori, sulla base dell’attribuzione di importanza e la percezione di cambiamento. (N. Rispondenti: 1195)


 

I valori in crisi

Se quelli appena discussi sono i valori che in questa pandemia hanno vinto, rinsaldandosi e sostenendo al contempo gli italiani durante la transizione tra il pre e il post-Covid, in questo processo di riposizionamento qualcos’altro, invece, sembra essersi sgretolato, perdendo la fiducia di molti.
Prima tra tutti, a perdere di rilievo è l’Unione Europea che riceve un voto complessivo di mera sufficienza (voto medio di importanza attribuito: 6,1) e che il 34% degli italiani reputa meno importante, da questa emergenza in poi. Poco sentita nei piccoli paesi e dalle classi anagrafiche centrali, il senso dell’Unione degli Stati sembra reggere di più se non ci sono figli (e futuro) in ballo. Ma ad aver percepito, forte, l’assenza di partecipazione al dramma italiano è uno specifico segmento campionario: quello dei lavoratori che hanno continuato a recarsi nei posti di lavoro (voto medio di importanza attribuito: 4,5), esposti più di tutti al rischio di contagio e a tutto quello che nel periodo centrale del lockdown è accaduto sui nostri territori. Fortemente collegato a questo dato, quello relativo all’area del Nord Ovest (voto medio di importanza attribuito: 5,9) simbolo italiano di questa pandemia e degli aspetti più drammatici ad essa collegati. In questi territori in cui l’emergenza ha assunto le sembianze più amare e dolorose, il ritardo dell’UE all’apice dei contagi italiani è un ricordo che non si sbiadisce.

E se l’Unione Europea arranca, a vacillare per motivi meno politici e più virulenti, è senza dubbio anche il valore della Globalizzazione (voto medio di importanza attribuito: 6,0), che ha perso di importanza per oltre il 32% degli italiani. A difenderla con più forza sembrano essere i più giovani (voto medio di importanza attribuito: 7,1) che nella Globalizzazione ci sono nati e faticano a immaginare un mondo diverso da questo. La cesura c’è ed è generazionale raggiungendo la distanza massima tra gli over-55enni (voto medio di importanza attribuito: 5,6).

Come è pure generazionale lo stacco dei più giovani dalla Religione. Il confronto dei voti di importanza attribuiti rispettivamente dai 18-34enni (4,4) e dagli over 55enni (6,4) rende evidente un progressivo processo di laicizzazione, in cui il tema della Fede sembra perdere sempre più terreno. Di certo, in questa pandemia, la lotta è per la sopravvivenza. E sebbene la fede possa rappresentare una grande risorsa per la speranza, per sopravvivere al virus, oggi, sembra più centrale il ruolo della Scienza.

Nella sostanza, il Covid sembra aver scosso e poi smosso alcuni capisaldi che sembravano ormai conclamati, mettendo in dubbio anche i grandi sistemi e ponendoci davanti al quesito di dover ridisegnare profondamente non solo i processi sociali, ma anche – e soprattutto- quelli economici e politici.
Quel che è certo è che nel nostro Paese gli equilibri sono cambiati e sebbene sia stato generato da questa emergenza, il nuovo assetto valoriale sembra essersi composto per caratterizzare un periodo ben più lungo. Un periodo in cui sarà necessario ridisegnare l’intero impianto di questo Paese. Perché, si sa, la parola d’ordine, ora, è ripartire.

 

Ne parlavo proprio oggi con mia figlia che fa filosofia. Dice di essere destinata a non fare niente perché quello che fa non serve a niente, è spaventata. Però io dico che secondo me ci saranno tantissime opportunità, penso che si aprirà una fase nuova con degli scenari completamente nuovi.​